Imprigionata per anni in una torre dalla matrigna Ravenna (Charlize Theron), Biancaneve (Kristen Stewart) riesce a fuggire e tenta di unirsi ai ribelli andati via dal regno quando la matrigna se ne impadronì dopo aver ucciso suo padre. Ravenna, dotata spaventosi poteri, ha bisogno di nutrirsi della purezza della ragazza per ottenere finalmente l’eterna bellezza da lei agognata. Perciò assolda un cacciatore affinché le porti la giovane Biancaneve rintanatasi nella foresta oscura dove i poteri della matrigna non hanno efficacia.
La celebre fiaba dei fratelli Grimm, portata al successo planetario da Walt Disney con l’arcinoto film di animazione, viene qui riletto in chiave tolkieniana. Ci sono un po’ tutti gli elementi che contraddistinguono il fantasy, genere mai passato di moda, ma che dall’avvento del Signore Degli Anelli di Peter Jackson ha trovato nuova linfa vitale al cinema. Anche in questo Biancaneve e il cacciatore dell’esordiente Rupert Sanders c’è il contesto gotico-medievale, trame di corte, un popolo che anela la liberazione dal tiranno, magie e stregonerie, creature mitologiche. Il tiranno in questo caso è impersonato dalla perfida Ravenna, ovvero la splendida Charlize Theron, sicuramente il personaggio più riuscito e l’attrice migliore di questa pellicola. La sua isteria, il desiderio di vendetta, l’incredibile fascino sono rese al meglio da una fotografia cupa e felici scelte registiche. Forse ridondanti certi flashback, che non aggiungono molto alla comprensione psicologica del personaggio. La sudafricana però spicca in maniera imponente, ed alla fine è lei la vera protagonista del film. Biancaneve è infatti un personaggio quasi secondario, stretto nel ruolo della bella predestinata. Anche l’interpretazione della Stewart non è di quelle memorabili: pochi dialoghi, a parte l’incitamento finale da capo guerriero al suo popolo (preferisco morire oggi piuttosto che vivere un altro giorno di questa orribile morte) e tanti primi piani sul suo faccino con sguardo languido e mento appuntito. L’altro indubbio protagonista è il cacciatore, ovvero Chris Hemsworth, già noto ai più per il suo ruolo principale nel recente Thor. Anche per lui pochi dialoghi, ed interpretazione affidata più che altro alla sua prestanza fisica che, come suggerisce il titolo del film, lo porterà ad avere ad avere un’importanza maggiore rispetto al designato principe azzurro, qui nei panni di un baronetto alquanto insipido.
La prima parte della pellicola, molto dark e cupa, e senz’altro quella migliore. C’è molta tensione, e l’atmosfera è resa al meglio. Poi la trama via via si normalizza e rientra su binari più classici e prevedibili. L’ingresso in scena dei nani, piuttosto scialbi, non aggiunge nulla, e si procede verso un finale aperto che potrebbe suggerire la prossima realizzazione di un sequel. I produttori sono quelli del deludente Alice in Wonderland, che fortunatamente in questo caso hanno confezionato un prodotto decisamente più godibile.
Voto: 7/10